San Trifone e la sua Storia Eventi

Agiografia

Dai racconti agiografici che ci sono pervenuti, di cui il documento più antico risale all'VIII secolo, Trifone viene presentato come un giovane pastore di oche, capace di operare guarigioni ed esorcismi.
Secondo la tradizione orientale, Trifone - che sin da fanciullo era dedito alle letture sacre e alle preghiere - fu arrestato e torturato per non aver obbedito all'editto imperiale che prescriveva di onorare gli dèi pagani. Subì il martirio per decapitazione a Nicea (in Asia Minore) all'età di diciotto anni, il 2 febbraio del 250.

Il culto
Dal Martirologio Romano: "In Frigia, commemorazione di san Trifone, martire".
Nel VI secolo, a Costantinopoli, c'erano due basiliche intitolate al santo, la prima voluta dall'imperatore Giustiniano (565) e la seconda dall'imperatore Giustino II (578).
A Cattaro la cattedrale, dedicata a San Trifone, conserva la testa e parte del corpo del santo. Fin dal IX secolo, la festa si celebra il 3 febbraio, da quando la "Confraternita Marinereza" di Cattaro comprò nell'anno 809 il corpo di Trifone da marinai veneziani che stavano portando a Venezia le reliquie del santo trafugate a Costantinopoli. La nave si fermò a Rose, all'entrata del golfo di Cattaro, e siccome non poteva ripartire per il maltempo, si pensò che era volontà del santo voler rimanere a Cattaro.
Anche a Roma verso la fine del X secolo fu costruita una chiesa in Campo Marzio, San Trifone in Posterula, distrutta alla metà del Settecento per l'ampliamento dell'attuale chiesa di Sant'Agostino.
San Trifone è tenuto in grande considerazione dai contadini per la salvaguardia delle coltivazioni dalle invasioni di cavallette, dalle infestazioni di rettili, insetti e altre specie di animali nocivi. Probabilmente questa tradizione si è poi propagata anche nel Meridione d'Italia, dove tra il Cinquecento e gli inizi del Novecento si sono moltiplicati i luoghi dove, in seguito ad invasioni di cavallette, le popolazioni si sono votate alla protezione del santo.
Vittore Carpaccio, San Trifone ammansisce il basilisco (1507)
In Bulgaria san Trifone è il patrono dei vinicultori (il nome locale è Sveti Trifon Zarezan); viene celebrato il 14 febbraio con feste all'aperto molto popolari.

Culto in Italia
Da Cattaro il culto si diffuse sulle sponde dell'Adriatico fino a Venezia e Mestre e in Italia meridionale, in Sicilia e, in particolare, in Puglia. Alla diffusione del culto dei Santi orientali certamente influì l'iconoclastia, o lotta alle immagini sacre, verifìcatasi in Oriente tra l'VIII e il IX secolo. I devoti cercarono di salvare quelle immagini e sacre reliquie trasportandole, furtivamente, in Occidente. Si pensi alla sacra icona dell'Odegitria o Madonna di Costantinopoli trasportata da due monaci a Bari, ove sarebbe giunta il martedì 3 marzo del 733. Anche le reliquie di San Nicola, qualche secolo dopo, nel 1087, furono trafugate da marinai baresi a Myra e trasportate a Bari. Il culto dei martiri orientali in Occidente fu favorito anche dalle Crociate, o spedizioni militari per liberare il sepolcro di Cristo dagli infedeli nei secoli XI-XII. Si pensi a San Giorgio, venerato anche nella vicina Loseto (Ba), il cui culto è attestato già alla fine del sec. IV, in Lydda, vicino all'attuale Tei Aviv. L'Inghilterra lo scelse come patrono al tempo delle Crociate, nella figura del soldato che ha indossato l'armatura di Dio per combattere contro le forze del male.

Il culto ad Adelfia
Il culto di San TRIFONE ebbe origine presumibilmente nel 1656 a seguito di una epidemia di colera, dalla quale il paese restò immune. Effettivamente in quell'anno la peste colpì circa un terzo delle nostre popolazioni. Quella data è probabile e può essere confermata dai documenti di archivio parrocchiale. Nei nostri registri di battesimo il nome Trifone appare per la prima volta nel 1661. Il 19 maggio di quell'anno viene battezzato Carlo Antonio Trifone Bellomo, di Casamassima (Ba), la madre era Domenica Vitella. Sia i Bellomo che i Vitella provengono dunque da Casamassima dove San TRIFONE era venerato come Patrono minore.
Nel 1666 troviamo il nome Trifone come secondo nome mentre nel 1764 appare come primo nome, attribuito a Trifone Moretto di Vito. Ma è anche probabile che il culto sia più antico e si può addirittura opinare che sia stato importato proprio dai primi abitanti di MONTRONE (ora Adelfia-MONTRONE) che, secondo il Nicolai, vennero dalla Grecia.
Nel 1667, come si legge nella relazione della visita pastorale eseguita dal vescovo di Bari, Giovanni Granafei, nella cappella del Principio c'era un altare dedicato al Santo, altare che fu demolito per ordine dell'arcivescovo di Bari Muzio Gaeta, nel 1750, perché trovato in stato di abbandono. Forse da allora l'immagine del Santo, quadro o statua, fu trasferita nella chiesa madre.
In quella relazione del 1750 San TRIFONE, insieme a San Rocco, è indicato come protettore del paese. Risulta anche, dai registri di matrimonio, che già dal 1761 la giornata del 10 Novembre, festa del Patrono, era considerata giornata festiva di precetto, come la domenica. Risale a quegli anni la grande tela, di mt. 2 x 1.50, prima conservata nella sagrestia della chiesa madre ed ora nella casa canonica, che raffigura San Rocco e San TRIFONE e gli appestati, ex voto dopo la peste del 1770, che divampò in terra di Bari. La tela è attribuita alla scuola di Domenico Carella o del Fato, di Castellana. Vi raffigura un angelo che fa cadere una specie di manna dal cielo. San TRIFONE ha in mano il paese in segno di protezione.
Nel 1783 lo scultore andriese Riccardo Brudaglio forma la statua lignea che si venera nella nostra chiesa madre. Il Santo è presentato come un guerriero, anche se dall'aspetto dolce. Perché guerriero o soldato, mentre nelle altre località ove è venerato viene raffigurato come un pastorello, con le oche ai piedi?
Certamente ogni martire è un soldato che difende con il sangue la propria fede.
Io vedrei quasi una risposta all'Immagine di San Vittoriano, che si venera a Canneto, formata nel 1767, forse dallo stesso scultore Brudaglio. San Vittoriano era proconsole romano in Africa, quindi un capo di soldati; perché, allora, non rappresentare anche San TRIFONE come soldato? Non potette essere anche suggerimento dello scultore che circa quindici anni prima aveva plasmato la statua di San Vittoriano?
Seguiamo ora lo sviluppo del culto presso il nostro popolo. Nel 1817 già si venera nella chiesa madre una piccola reliquia del Santo, come riconobbe l'arcivescovo di Bari, mons. Baldassarre Mormile, nella visita pastorale di quell'anno.
Nel 1839, come si ricava da un documento conservato nell'archivio parrocchiale, il vescovo di Cattaro, tramite il vescovo di Gallipoli mons. Giuseppe M. Giove, oriundo di Santeramo in Colle, donò una teca d'argento contenente un'altra piccola reliquia del Santo. Intanto fino ai primi decenni di questo secolo Protettrice principale del nostro paese era la Madonna della Pietà.
Dal 1913 la festa esterna di San TRIFONE è diventata sempre più grandiosa. In un diario privato si legge: «La festa di San TRIFONE di questo anno, 1913, è stata grandiosa, non se ne ricorda una simile». La fine della prima guerra mondiale, 1915-1918, dichiarata il 4 novembre 1918, accrebbe il fervore del popolo nel festeggiare il Santo, maggiori cure furono dedicate all'altare a lui dedicato.
Nel 1921 l'altare fu decorato dal pittore Saverio Loprieno per 2.620 lire; nell'aprile 1923 fu rifatto l'altare con marmo, insieme all'altare della Madonna del Purgatorio, o del Carmine, dalla ditta Tenerani, di Bari, per 1.500 lire.
Nel 1922 il pittore barese Michele Montrone dipinse due tele raffiguranti il martirio di San TRIFONE ed il suo patrocinio sul nostro paese.
Negli anni successivi furono donate una lancia ed una «cavalletta» in metallo prezioso, che adornano la statua del Santo quando viene portata in processione per le strade del paese, in tempi recenti sia la statua sia la base sono state restaurate per difenderle dal tarlo. Ultimamente è stato rifatto tutto l'impianto elettrico della chiesa madre e si è ottenuto una migliore illuminazione della volta, affrescata dal pittore Saverio Calò, di Molfetta (Ba), nel secolo scorso, e anche dell'altare dedicato a San TRIFONE. Tutti segni di amore e di attaccamento del nostro popolo verso il Patrono.
Molti sono i montronesi emigrati all'estero che non solo non dimenticano la nostra festa patronale inviando cospicui contributi in denaro, ma anche hanno portato dovunque il culto verso il Santo. Nella chiesa di San Pietro in Los Angeles,
in California (U.S.A.), sono esposte le statue di San TRIFONE, San VITTORIANO, San GIORGIO.


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San Trifone Martire

San Trifone nacque intorno all'anno 232 a Lampsaco nella Frigia, che allora faceva parte della provincia romana di Apamea (attualmente la Turchia). Questa regione venne assoggettata al potere di Roma nel 116 d.c. e comprendeva una gran parte dell'Asia Minore. Il nome Trifone è antichissimo e si trova nel primo libro dei Maccabei nell'Antico Testamento. La radice etimologica "Tripli" significa "persona di animo nobile". Trifone rimane senza padre ancora bambino e quindi la madre Eukaria si prese totalmente cura della sua educazione cristiana. Fin da ragazzo si dedicò all'agricoltura, ma giovanetto divenne un guerriero. Le diverse immagini nel mondo lo descrivono contadino e guerriero, cioè, ciò che era da ragazzo e ciò che era da giovane.

Durante la persecuzione stabilita con un decreto del dicembre dell'anno 249 dall'imperatore romano Decio, che durò fino al gennaio del 252 (la settima persecuzione iniziando da Nerone e la prima che comprendeva l'intero territorio dell'impero romano) morì come martire il giovane Trifone. Nelle persecuzioni i cristiani erano costretti a porre il sacrificio, spesso alcuni granelli di incenso, davanti alla statua del grande imperatore. Per un cristiano, per il quale il culto pagano era estraneo e l'idolatria era vietata, rifiutare significava la perdita di ogni bene, il carcere, i lavori forzati, le torture e anche la morte, tutto ciò dopo un regolare processo. Così il giovane Trifone fu portato dalla sua città natale a Nicea, dove si tenne un processo dinanzi al prefetto di tutta l'Asia Minore, Aquilino. Dal codice Martyrium S. Tryphonis Graecum (X - XI sec), nel quale si ritiene che vennero riportati gli atti del processo, alla domanda del prefetto Aquilino: "Che cosa sei? Trifone confesso: "Io sono Cristiano". Dopo la tortura che durò tre giorni e che avrebbe dovuto costringerlo a porgere il sacrificio agli dei ed all'imperatore romano, fu decapitato.
Il corpo del giovane Trifone fu portato a Kampsade, e poi a Costantinopoli e da lì a Cattaro.
Il culto delle reliquie di San Trifone si sviluppò da Costantinopoli in tutto l'Oriente.

Culto di San Trifone in Oriente

San Basilio Magno (329 - 379), parlando delle reliquie dei martiri, scrisse: "Toccando le reliquie dei martiri prendiamo parte alla santità e alla grazia che è in loro contenuta". Così il culto delle reliquie dei martiri si estese in tutto l'Impero, specialmente dopo l'editto di Milano nel 313 dell'imperatore Costantino, quando la libertà di culto portò anche ad alcune esagerazioni, tanto che fu proclamato dall'imperatore Teodosio (347 - 395) il divieto di trasferimento dei martiri, che non ebbe effetto fino al IX -X sec.

Secondo il sinaxari di Costantinopoli, come anche i calendari russi, il giorno del martirio di S. Trifone è riportato il 2 febbraio, che per coincidenza della Candelora è stato trasferito al 3 febbraio. Il calendario gregoriano, accolto subito in Europa con entusiasmo, il Papa Clemente VIII con il decreto del 17 dicembre 1594 confermò la celebrazione di S. Trifone per la diocesi di Cattaro il 3 febbraio, ma liturgicamente per la Chiesa Universale il 10 novembre. A Cattaro oggi S. Trifone si festeggia il 3 febbraio, ma liturgicamente si celebra il 10 novembre.

Cattaro festeggia anche il giorno 13 gennaio ricordando l'anno 809 in cui giunsero le spoglie di S. Trifone.

Una nave Veneziana, proveniente da Costantinopoli, per una forte tempesta si rifugiò nelle bocche di Cattaro e furono accolti dagli abitanti del paese. La nave trasportava un grande sarcofago in pietra in cui erano contenuti i resti del corpo di S. Trifone, che per la grande lotta iconoclasta erano portate al sicuro in occidente, e fu acquistato dai Cattarini. Intanto il culto di S. Trifone era già particolarmente diffuso sia in Oriente che in Occidente.

Le chiese più antiche dedicate a questo martire sono state edificate a Costantinopoli dall'imperatore Giustiniano e da Giustino I, due basiliche che sono menzionate dallo storico Procopio (500-565) nella sua opera "De Aedificiis".

Anche a Roma furono costruite due Chiese dedicate a S. Trifone.

Una fu consacrata nel 961 (S. Trifone in Pasterula) sotto il papa Giovanni XII, l'altra nel 1113 (piazza Fiammetta)

Cattaro La Cattedrale di San Trifone

Cattaro la prima Chiesa di S. Trifone fu costruita da un (cittadino cattarino, Andrea Saracenis, all'inizio del IX secolo. I resti della chiesa originaria di S. Trifone sono stati scoperti durante le ricerche archeologiche nel 1987 e si trovano in parte sotto la sacrestia dell'attuale Cattedrale e in parte nella via tra quest'ultima ed il palazzo vescovile. Si tratta di un edificio a base centrale tipico dell'epoca in cui fu costruito e dedicato alla venerazione dei martiri.

Delle numerose chiese cattoliche di Cattaro, che ancora nella seconda metà del XVIII secolo erano trenta, insieme a sette conventi (quattro maschili e tre femminili), si distingue per grandezza, bellezza e antichità la cattedrale di San Trifone. Poiché la chiesa originaria era di dimensioni modeste, e il culto del martire Trifone era sempre più sentito, gli abitanti di Cattaro decisero di intraprendere una nuova costruzione, che ebbe inizio nel 1124.

Il vescovo Ursacius e le autorità del comune regalarono per la costruzione della nuova chiesa il feudo della penisola Prevlaka con il famoso monastero benedettino di S. Michele.

Dopo 42 anni, in presenza di vescovi, degli abati, del clero cittadino e del governatore bizantino per la Dalmazia e per la Doclea, la Cattedrale fu consacrata il 19 giugno 1166 dal vescovo Malon.

L’insicurezza del terreno e i numerosi terremoti hanno danneggiato in gran parte la cattedrale e le varie ricostruzioni successive hanno cambiato l'assetto originale della primitiva Chiesa..

L'ultimo restauro è avvenuto in conseguenza del catastrofico terremoto del 1979.

Dopo i lavori preparatori di ricerca e di elaborazione di progetti e di documentazione, è iniziata l'ultima grande ricostruzione nel 1988.

E' stata eseguita una completa o parziale ristrutturazione del colonnato pentagonale, oltre alla semicampata occidentale che ha conservato integralmente la pianta del XVI sec.

La cattedrale è stata solennemente consacrata dall'Arcivescovo Mons. Josip Bozanic, metropolita di Zagabria nel settembre del 2000.

Culto di San Trifone nel Meridione d'Italia

Mentre il culto in Oriente è iniziato già dal IV secolo proseguendo fino ad oggi, il culto in Occidente si può dire sia iniziato nel X secolo, proprio con l'anno 809 in cui Cattaro divenne punto centrale di tale diffusione con la presenza delle reliquie del Santo e la grande devozione dei cattarini per esse. Nel meridione poi nel XII secolo furono stipulati, tra le città delle due coste dell'Adriatico Cattaro e Bari, trattati commerciali. Così Cattaro, Spalato, Durazzo e Valona divennero tra il XII e XIII secolo i collettori delle principali vie commerciali transbalcaniche. Anche a Roma il culto si sviluppò ed a San Trifone venne intitolata la Chiesa consacrata nel 961 in Posterula sotto Papa Giovanni XII e un'altra edificata nel 1113 in piazza Fiammetta.

L'inizio del culto di San Trifone in Puglia può collocarsi nell'anno 1172 quando la Diocesi di Cattaro fu incardinata nella Metropolia di Bari rimanendovi fino all'anno 1828 ed a tal proposito nel libro "Memorie dell'archivio capitolare" di Mons. Luigi Stangarone pag. 45 viene citato l'ordine di disposizione dei vescovi suffraganei della Chiosa di Bari, nella celebrazione dei Concili Provinciali.

Al centro ponevasi l'arcivescovo di Bari, alla sua destra sedevano i vescovi di Giovinazzo, Bitonto, Molfetta, Bitetto, Ruvo, Lavello e l'Abate di Santa Maria de cripta maiori mentre, alla sinistra si disponevano i vescovi di Conversano, Polignano, Canne, Salpi, Minervino, Cattaro, l'Abate di S. Angelo di Ceglie e l'Abate di San Nicola di Ceglie. La presenza del Vescovo di Cattaro all'interno della Metropolia di Bari ebbe come conseguenza la maggior conoscenza e devozione verso San Trifone portando anche ad un notevole interscambio culturale ed artistico.

Infatti nella Cattedrale di Cattaro fu edificato l'altare maggiore con un ciborio che prendeva a modelli il ciborio della Chiesa di San Nicola di Bari (prima metà del XII secolo, quello della Cattedrale barese (1230) e quello della Cattedrale di Bitonto (1240) ma il manufatto cattarino certamente li superava tutti per grandezza e maestosità. L'altare ed il ciborio, vero capolavoro dell'arte romano-gotica fu consacrato dal vescovo cattarino Dominio nell'anno 1362. Ma il culto di S. Trifone, nei secoli XV e XVI si sviluppò anche in altre città come Venezia che diede vita, a cura di immigrati dalmati, ad una "scuola" intitolata ai santi Giorgio e Trifone avente sede nella Chiesa di San Giovanni del Tempio. Analogamente il culto si diffuse anche a Mestre dove, nella Cattedrale di San Lorenzo venne collocata una statua di San Trifone mentre nel 1580 venne dedicato a San Trifone un altare nella Cattedrale di Palermo.

In considerazione delle origini di S. Trifone a Frascineto (Cosenza) sin dal 1700 San Trifone viene invocato quale protettore delle campagne.

Anche Alessano (Lecce) edificò un altare nella propria Cattedrale a S. Trifone eleggendolo a Protettore della città nell'anno 1701. Il culto del Santo è sviluppato anche nella zona di San Severo, Marzano di Nola, Tremonti, Nardo (1721), Pulsano (1822) e Galatina e Cerignola.

Culto di San Trifone in provincia di Bari

Anzitutto ricordiamo la diocesi di Cattaro suffragania alla Diocesi di Bari, in cui era spesso presente il Vescovo di Cattaro. Le notizie più antiche sul culto di San Trifone ci portano a Ceglie del Campo, ove già nel 1326 c'era una cappella a lui dedicata. Nella stessa Bari, nella chiesa di San Gregorio adiacente alla Basilica di San Nicola, nel 1618 un altare in pietra era dedicato al Santo.

Casamassima fino ai primi decenni del XX secolo lo annovera tra i patroni minori, insieme a S. Sebastiano e S. Rocco.

Da Montrone poi è nata la devozione in Bisceglie dove nasceva nel 1939 una associazione di San Trifone con una forte componente di pescatori. Nel XX secolo un cittadino di Toritto portò la devozione di San Trifone di Montrone nel suo paese facendo plasmare una statua in carta pesta simile alla statua venerata a Montrone, custodita nella chiesa di San Giuseppe. Negli anni novanta gli emigranti montronesi facevano costruire un'immagine di San Trifone a Los Angeles (U.S.A.) e dove viene celebrata la festa nella Domenica precedente il 10 Novembre con una processione.

Culto di San Trifone a Montrone

Nell'anno 982 circa fu fondato un paese denominato (Monte Roni) Montrone.

Negli anni successivi la presenza di un prete greco ortodosso) che nella primitiva grotta dipinse un'immagine della Sacra Famiglia, certamente conosceva San Trifone venerato a Costantinopoli ed in Oriente ed introdusse il suo culto presso i primi abitanti del villaggio formato di 31 persone. Nel 1519 feudatario con fissa dimora a Montrone è Giambattista Galeotta che fece ingrandire la Cappella del Principio costruita nel 1086 con la costruzione di altri due altari, uno dei quali dedicato a San Trifone ed in tale occasione fu riscoperta l'immagine della Sacra Famiglia dimenticata nella grotta sottostante.

Nel 1667, come si legge nella relazione della visita pastorale eseguita dal vescovo di Bari, Giovanni Granafei, nella cappella del Principio c'era un altare dedicato a San Trifone, altare che fu demolito per ordine dell'Arcivescovo di Bari Muzio Gaeta nel 1750, perché trovato in stato di abbandono.

Forse da allora l'immagine del Santo, quadro o statua, fu trasferita nella Chiesa Madre. In quella relazione del 1750 San Trifone, insieme a San Rocco, è indicato come protettore del paese. Risulta anche, dai registri di matrimoni, che già dal 1761 la giornata del 10 novembre, festa del Patrone, era considerata giornata festiva di precetto come la domenica. Risale a quegli anni la grande tela del XVIII secolo che raffigura San Trifone con San Rocco e gli appestati, dipinta dopo la peste del 1770 che divampò in terra di Bari, che reca in mano il paese in segno di protezione. Questo avvenimento della guarigione dalla peste ritenuto miracoloso aumentò la devozione, nel 1783 lo scultore andriese Riccardo Brudaglio scolpisce la statua lignea raffigurante San Trifone e che si venera nella nostra Chiesa Madre ancora ai giorni nostri.

Il Santo è presentato come guerriero, a differenza del dipinto in abiti civili, sono le due stesse immagini di Cattaro che pur guerriero era stato prima contadino.

Nel 1837 viene richiesta dal Vescovo di Gallipoli Mons. Giuseppe Giove, oriundo di Santeramo in Colle al vescovo di Cattaro una reliquia ricevuta nel 1839 come risulta dalle due lettere originali custodite dall'archivio di Cattaro e di Montrone e dalla bolla di consegna della Sacra Reliquia datata 25 gennaio 1839.

 

Gallipoli di Lecce
li 23 Settembre 1837

Monsignore mio Veneratissimo, questa lettera le giunge nuova. L'oggetto e una preghiera tutta religiosa e credo che ella Reverendissima l'accoglierà con gradimento. Mi si è fatto supporre che nella Città di Cattaro in Dalmazia vi sia il Corpo del glorioso e antico Martire della Chiesa San Trifone. In Montrone Paese in Provincia di Bari questo Santo è Protettore. Il popolo per questo santo ha una devozione speciale, vi celebra una festa brillante. Si desidera ardentemente una Reliquia del Santo Martire. Una dignità di quella Chiesa che io conduco, si e diretto a me e mi ha dato le più alte premure per avere una Reliquia del Martire San Trifone: e mi ha imposto precisamente di scrivere a Monsignore Vescovo di Cattaro.

Più: Se vi sono lezioni proprie o l'uffizio proprio del Santo, che si recita nel coro, si domanda una copia, per recitarsi nella Chiesa di Montrone. In fine se vi è novena propria del Santo, o altra preghiera che faccia le veci di Novena, si desidera pure una copia. Ecco, Monsignore caro, l'oggetto di questa mia umilissima.

Se questa una preghiera ha luogo e si potrà ottenere la Reliquia colle lezioni ecc. Ella Reverendissima si compiacerà farmelo conoscere in riscontro. Ed io di nuovo incontrandola le darò la strada come spedirmela o per via di Roma, o in Venezia, o in Napoli, o in Bari, o in Corfù per Otranto: Mi regolerò dalla di Lei risposta. Perdoni, Monsignore Mio l'incomodo. Le desidero da Dio ogni bene. Le bacio la mano, e col dovuto rispetto mi seguo. Direzione per la risposta Napoli, Lecce o Gallipoli.

 

Devotissimo Servo e Confratello Obbligato
Giuseppe Maria Vescovo di Gallipoli in Provincia di Lecce

N. 659
Illustrissimo e Reverendissimo
Monsignore Vescovo Prone mio Veneratissimo

Riscontrando l'ossequiato foglio d.d. 23 settembre a.c. di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima da me aperto soltanto nel giorno .30 del successivo ottobre giorno del mio ritorno in Diocesi dall'Italia Veneta dove per bisogni di salute io mi ero trasferito, ho l'onore di significarle che questa città ebbe la grazia da Dio Signore a Quo omne datum optimum di acquistare fino dal principiare del secolo IX il sacro capo e le altre ossa del corpo di San Trifone Martire, nostro beneficentissimo Protettore, e che a fronte di laute vicende dei tempi passati essa tutt'ora possiede detto preziosissimo tesoro.

Esulto poi, rispettabilissimo Monsignore lo spirito mio in rilevare dal prelodato di Lei foglio che anche a cotesta parte goda detto gloriosissimo Martire un culto singolare.

Inesprimibile si fu quindi la mia compiacenza all'invito che Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima si compiacque di farmi, 'fiacche collo stesso Ella mi dà una bella occasione d'accrescere la di lui venerazione, e quindi anche la gloria di Dio benedetto così ammirabile nei suoi Santi.

A pascolo pertanto dell'edificante pietà della divota popolazione di Montrone io sono dispostissimo di farle tenere una Reliquia del nostro Santo Martire, come pure gli uffizi propri che si recitano dal Clero di questa Diocesi e nel giorno sacro al di Lui gloriosissimo Natalizio ed in alcune altre giornate tra l'anno. Devo peraltro con vivo mio dolore rassegnarle che non abbiamo nè Novena, nè altra devozione di sorta, sebbene da circa tre anni io abbia incaricato uno li questi Signori canonici a comporre l'ima o l'altra, che fino al dì d'oggi non potei conseguire. Ma l'assicuro Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore che subito che le mie incessanti occupazioni mi daranno qualche respiro, che io stesso ho l'intenzione coll'aiuto di Dio Signore di accingermi ad un tale pio lavoro, e che fatto che l'avrò mi darò il pregio di servirla. Abbia adunque Ella Illustrissimo e Reverendissimo mio Monsignore la bontà di indicarmi con ogni precisione la strada mediante la quale io Le possa rimettere intanto la Reliquia suddetta ed il libretto degli uffizi propri del prevenerato amorosissimo nostro Patrono, che io mi darò tutta la premura per servirla. La ringrazio intanto della grazia fattami coll'onorarmi coi venerati di Lei comandi, ed offrendole la divota mia servitù in quanto mai potessi ubbidirla mi raccomando alle Santissime Sue orazioni e baciandole il sacro anello colla più profonda venerazione e più sentita fraterna benevolenza ho l'onore di eficie.

Cattaro, 6 Dicembre 1837.

 

Dì Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima
Umilissimo Servo ed affettuosissimo confratello in Gesù Cristo

Vescovo di Cattaro

Da San Trifone e la sua devozione
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