PREMESSA
L’intervento di restauro ha riguardato il restauro delle otto cappelle collocate sulla navata centrale della Chiesa Madre di San Nicola ad Adelfia il fonte battesimale.
La presente relazione è stata suddivisa per tipologia di manufatti, in relazione alle tecniche esecutive, allo stato di conservazione e all’intervento conservativo eseguito.
INTERVENTO DI RESTAURO: LE CAPPELLE LATERALI
Le otto cappelle sono caratterizzate da ambienti voltati a botte, al cui centro sono collocati gli altari. Dai saggi stratigrafici eseguiti sulle pareti e sulla volta delle cappelle e dal risultato dei campioni di materiale costitutivo sottoposti ad indagini diagnostiche, è emerso che le decorazioni – risalenti alla metà del XVIII secolo – sono state realizzate con un impasto bianco di supporto seguito da un pacchetto di finiture pittoriche. L’impasto è costituito da calce aerea debolmente grumosa e da
aggregato ben selezionato ottenuto frantumando una roccia carbonatica calcarea con uno spessore di circa 1–1,5 mm relativamente grasso. Le lisciature di calce addizionate a pigmenti e sostanze proteico/oleose, o gli strati gessosi, presenti sullo strato di supporto, stanno ad indicare che le decorazioni sono state eseguite in un tempo successivo alla realizzazione degli intonaci e degli stucchi bianchi di supporto. Tutte le cappelle sono state realizzate con la tecnica esecutiva sopra descritta, ad eccezione della seconda cappella a sinistra (dedicata a san Francesco da Paola), l’unica ridipinta solo nella parete frontale. Essa presenta un intonaco di supporto di colore biancocontenente diversi granuli fossili derivati da frammenti di calcari organogeni; al di sopra dello stesso segue una lisciatura a calce con rari microframmenti di nero carbone e stesura finale di film pittorici ad imitazione del marmo, anch’essi di matrice carbonatica, pigmentati con fini particelle di ocre, terre e nero carbone. Per particolari decorazioni a rilievo, come ad esempio cornici aggettanti, fiori e le foglie presenti sulle specchiature della volta, si poteva ricorrere all’impiego dello stucco realizzato fuori opera. Questo si otteneva mediante la realizzazione delle singole parti tramite la colatura dello stucco in apposite forme o stampi, anche fuori dal cantiere, successivamente collocati in loco. Per rilievi molto aggettanti come capitelli, festoni e modanature, si rendeva invece necessaria la messa in opera di armature di sostegno. Bisognava cioè predisporre sul supporto murario specifiche strutture in aggetto, realizzate modellando direttamente la superficie muraria, se questa era
costituita di pietre "dolci" (tufo o mattoni) oppure ricorrendo alla costruzione di uno scheletro in mattoni o tufo, o di altra pietra facilmente lavorabile, che veniva modellata e murata durante la realizzazione del supporto murario. Questo passaggio consentiva di diminuire la malta necessaria e quindi lo spessore dello stucco. Le decorazioni a stucco venivano poi colorate o dorate. Per la doratura la superficie veniva preparata con la stesura del bolo, che poteva essere rosso, giallo o verde a seconda del risultato che si voleva ottenere, e quindi ricoperta con sottili lamine di oro battuto. Gli altari che completano la decorazione delle cappelle risalgono al XX secolo circa – quelli delle cappelle dedicate al Sacro Cuore di Gesù e a San Nicola presentano in basso un’incisione con la dedicazione al committente, e le date 1912 e 1911. Sono tutti realizzati in marmi bianchi e grigi con lastre ad intarsio in marmi gialli, verdi e rossi, tranne l’altare della terza cappella sulla sinistra, dedicato al Santissimo Sacramento, invece realizzato in muratura intonacata e legno, che appare mancante della parte anteriore.
1° CAPPELLA SINISTRA – CAPPELLA DEL SACRO CUORE DI GESU’
La prima cappella sulla sinistra, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, era caratterizzata dalla presenza di smalti che ricoprivano interamente le pareti ad imitazione del finto marmo, di colore bianco, grigioazzurro e rosa, frutto di interventi di ridipinture delle cappelle nel corso degli anni. I saggi stratigrafici effettuati mediante miscela di solventi binari addensati a Klucel G, hanno permesso di portare alla luce le decorazioni originali della cappella e di valutare e l’entità dei fenomeni di degrado presenti. La volta originale della cappella presenta campiture di colore beige decorate da cornici e modanature a fiori e foglie di colore marrone e oro, e da un rosone centrale con foglie dorate alternate a foglie di colore marrone-bruno. La decorazione delle cornici continua sulle pareti laterali attraverso una serie di modanature che inquadrano specchiature e lastre a finto marmo verdi e rosse. La base della cappella presenta una boiserie a finto marmo verde continua con zoccolatura nera, interrotta solo nella parete frontale della cappella dalla presenza dell’altare marmoreo, sul quale si colloca il dossale, definito da due lesene in finto marmo verde sormontate da capitelli corinzi dorati e superiore trabeazione, decorata con modanature beige e oro e lastre in finto marmo verde, frontone e timpano in finto marmo rosso. Al centro del dossale è collocata la nicchia che ospita la statua del Sacro Cuore di Gesù. La parete di fondo completa la decorazione della cappella, con il finto marmo rosso incorniciato da una fascia dello stesso colore beige della volta. Dopo le prime operazioni di pulitura e rimozione degli smalti, alcune aree della cappella - e in
particolare i dipinti nelle specchiature delle pareti laterali - si presentavano ricoperti da uno stucco bianco (probabilmente cementite) la cui rimozione si è rivelata abbastanza difficoltosa. Saggi effettuati con miscele di solventi ed azione meccanica a bisturi e raschietti hanno consentito di raggiungere un discreto livello di pulitura, facendo emergere tracce della decorazione originale a finto marmo. La pulitura delle cornici e modanature che presentavano ridipinture a porporina è stata eseguita
con tamponcini di cotone e Acetone. In fase di pulitura sono state individuate piccole aree in cui gli strati preparatori apparivano distaccati tra loro o dal supporto. La riadesione di tali strati preparatori è stata effettuata mediante iniezioni di Ledan MTX-L – una malta idraulica naturale a basso peso specifico – sfruttando, ove
possibile, fessure preesistenti, mentre distacchi localizzati della pellicola pittorica sono stati consolidati mediante iniezioni di resina acrilica (Acril ME) diluita in soluzione acquosa al 10%. Si è quindi passati alle operazioni di stuccatura delle lacune e delle ricostruzioni, effettuate in malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra, e all’integrazione delle cornici e delle dorature con stucco a base di gesso e colla animale. La fase conclusiva dell’intervento di restauro è consistita nell’integrazione cromatica e delle dorature, per permettere una migliore lettura estetica dei dipinti. I fondi e le campiture uniformi sono stati integrati mediante velature a base di silicato di potassio, mentre per i finti marmi sono stati impiegati colori a vernice Gamblin. La boiserie presentava la decorazione a finto marmo originale soltanto nei 2/3 delle pareti laterali, mentre le restanti porzioni presentavano una stuccatura più recente, di colore grigio-bruno. Pertanto si è proceduto con una tonalizzazione del finto marmo originale e la riproposizione dello stesso nelle porzioni mancanti, mediante pittura al silicato di potassio, anche al fine di una lettura estetica omogenea rispetto
all’intervento eseguito sul resto della navata della chiesa nei precedenti restauri. Le cornici, le modanature della volta, il rosone e i capitelli sono stati puntualmente integrati mediante oro micaceo disciolto in gommalacca. La protezione superficiale dei finti marmi è stata ottenuta applicando cera liquida a pennello e, a completa asciugatura, lucidata mediante un panno di lana. L’altare in marmi policromi presenta linee semplici e geometriche.
È realizzato in marmo grigio con venature bianche e grigie e lastre ad intarsio di colore rosso nella parte superiore e verde nella parte inferiore. Nella parte centrale dell’altare è presente una decorazione a rilievo, raffigurante un elemento floreale, incorniciato da una lastra ad intarsio di marmo giallo. Nella parte inferiore è infine presente un’iscrizione in cui si legge il nome del committente e l’anno della realizzazione: “A DEVOZIONE DI DONNA FRANCESCA CAMPAGNA FU VITO 1912”.
L’altare si presentava in buone condizioni di conservazione. Era presente uno strato di deposito superficiale poco compatto e adeso, con gocciolature localizzate
di cera probabilmente causate dall’impiego di candele. Per la rimozione dei depositi dalle superfici dell’altare marmoreo è stato necessario eseguire una
pulitura mediante tensioattivo (New Des 50 al 3% in acqua demineralizzata) e spazzolini, con l’ausilio di spugne, mentre le gocce di cera sono state rimosse meccanicamente mediante l’ausilio di bisturi a lama mobile. Porzioni laterali dell’altare in cui la modanatura appariva incompleta sono state ripristinate
mediante una stuccatura in malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra, eseguita in sottosquadro.
2° CAPPELLA SINISTRA – CAPPELLA DI SAN FRANCESCO DA PAOLA
La seconda cappella sulla sinistra, commissionata dai marchesi della città di Adelfia, è quella che presenta una decorazione più pregevole e probabilmente realizzata con una tecnica di qualità più elevata. In questa cappella sono infatti visibili le decorazioni a finto marmo originali di colore giallo e rosso nelle pareti e nelle specchiature laterali e verde nella boiserie. L’altare marmoreo è sormontato dal dossale in finto marmo verde definito da lesene a finto marmo rosso, sovrastate da
fregio e volute terminali. Al centro è collocata la tela con l’immagine di San Francesco Da Paola e scene della sua esistenza. Soltanto l’intradosso dell’arco della volta, decorato con rose dorate e croci greche, e la parete frontale della cappella erano interessati da ridipinture a smalto, da interventi precedenti. La cappella si presentava quindi in migliori condizioni di conservazione rispetto a quella descritta precedentemente. Le operazioni di pulitura dei finti marmi originali sono state eseguite impiegando tensioattivo (New Des 50) in soluzione acquosa al 3%, per la rimozione dei depositi superficiali leggermente adesi.
Sulle ridipinture a smalto sono invece stati eseguiti saggi di pulitura mediante miscele di solventi binari addensati a Klucel (Acetone ed Alcool isopropilico). Le cornici e modanature che presentavano ridipinture a porporina sono state anche in questo caso pulite con tamponcini di cotone e Acetone.
Piccole ricostruzioni e stuccature delle lacune sono state effettuate in malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra, mentre per l’integrazione delle cornici e delle dorature è stato utilizzato uno stucco a base di gesso e colla animale.
La fase conclusiva dell’intervento di restauro è consistita nell’integrazione cromatica e delle dorature, finalizzata ad una migliore lettura estetica dei dipinti. La volta a cassettoni e le campiture uniformi sono state integrate mediante velature a base di silicato di potassio, mentre per i finti marmi sono stati impiegati colori a vernice Gamblin. Le cornici e le modanature sono state puntualmente integrate mediante oro micaceo disciolto in gommalacca. La protezione superficiale dei finti marmi è stata ottenuta applicando cera liquida a pennello e, a completa asciugatura, lucidata mediante un panno di lana. Anche l’altare appare più pregiato, realizzato in marmo bianco con venature grigie e lastre ad intarsio di colore rosso e giallo nella parte superiore e verde nella parte inferiore, dove sono presenti
anche due stemmi a rilievo, probabilmente appartenenti alla famiglia dei committenti. Era presente uno strato di deposito superficiale poco compatto e adeso, con gocciolature localizzate di cera probabilmente causate dall’impiego di candele.Inoltre in corrispondenza della lastra di marmo di colore giallo erano visibili delle stuccature dainterventi precedenti di colore giallo, non più funzionali e che in alcuni punti andavano a ricoprire il marmo originale. Una porzione della lastra di marmo, in corrispondenza del lato sinistro dell’altare,era mancante; era solo presente la lastra di ardesia impiegata come supporto, distaccata dallo stratodi allettamento.
Per la rimozione dei depositi dall’altare marmoreo è stata eseguita una pulitura superficiale mediante tensioattivo (New Des 50 al 3% in acqua demineralizzata) e spazzolini, con l’ausilio di spugne, mentre le gocce di cera sono state rimosse meccanicamente mediante l’ausilio di bisturi a lama mobile. Le stuccature da interventi precedenti sono state rimosse mediante scalpelli e bisturi e ripristinate con malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra fine, in rapporto 1:2, eseguite a livello. La lastra di ardesia è stata riposizionata nella sua collocazione originale, mediante una malta di allettamento in calce, sulla quale è stato riproposto uno strato di finitura in malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra fine, in rapporto 1:2. Le stuccature sono poi state integrate cromaticamente ad imitazione del marmo originale, mediante l’impiego di colori a vernice Gamblin.
3° CAPPELLA SINISTRA – CAPPELLA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO
La terza cappella sulla sinistra, dedicata al Santissimo Sacramento, era caratterizzata – come nella prima cappella – dalla presenza di smalti di colore bianco, grigio-azzurro e rosa ad imitazione delfinto marmo, frutto di interventi di ridipinture delle cappelle nel corso degli anni. I saggi stratigrafici effettuati mediante pulitura con miscele di solventi binari addensati a Klucel (Acetone ed Alcool isopropilico) hanno permesso di portare alla luce le decorazioni originali della cappella e di valutare e l’entità dei fenomeni di degrado presenti. La volta della cappella presenta campiture di colore beige decorate da cornici e da un rosone centrale con foglie dorate alternate a foglie di colore marrone-bruno. Al centro della volta vi sono due specchiature di forma rettangolare nelle quali sono dipinti angeli in volo e festoni di fiori e foglie. Le pareti laterali della cappella sono decorate da modanature a finto marmo beige chiaro con venature grigie, due fasce di colore giallo con festoni di fiori e foglie nella parte superiore e specchiature a finto marmo verde-bruno, nelle quali sono presenti due dipinti in tondi dorati raffiguranti San Domenico e Santa Caterina. La parte basamentale della cappella presenta una boiserie suddivisa in due fasce, una superiore modanata di colore beige chiaro ed una inferiore azzurra. La parete frontale della cappella presenta un fondo azzurro-verde, incorniciato da una fascia dello stesso colore beige della volta, nel quale si colloca la nicchia che ospita una Reliquia della
Croce, circondata da una nuvola, putti in volo e raggi dorati. La nicchia presenta al suo interno una decorazione a tempera con ghirlande di fiori e raggi dorati che richiamano quelli in stucco più esterni. La parete è completata da due semicolonne ioniche in finto marmo verde che poggiano sull’altare, sormontate da trabeazione, frontone e timpano con rosa dorata, decorati da modanature beige chiaro con venature grigie, come le pareti laterali, e lastre in finto marmo verde. Le operazioni di pulitura, effettuate con miscele di solventi hanno consentito di raggiungere un buon livello di pulitura, facendo emergere la particolare decorazione originale. La pulitura delle cornici e modanature che presentavano ridipinture a porporina è stata completata con tamponcini di cotone e Acetone. In questa fase sono stati anche rimossi vecchi chiodi in ferro non più funzionali. Si è quindi passati alle operazioni rimozione delle stuccature relative ad interventi precedenti e alle successive operazioni di stuccatura. Per le ricostruzioni e la stuccatura delle lacune è stata utilizzata una malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra; per l’integrazione delle cornici e delle
dorature è invece stato impiegato uno stucco a base di gesso e colla animale. La fase conclusiva dell’intervento di restauro è consistita nell’integrazione cromatica e delle dorature, per permettere una migliore lettura estetica dei dipinti. I fondi e le campiture uniformi sono stati realizzati mediante velature a base di silicato di potassio, mentre per l’integrazione dei finti marmi, dei dipinti della volta e dei putti che circondano la nicchia sono stati impiegati colori a vernice Gamblin. La decorazione dell’interno della nicchia è stata integrata con colori a tempera. Le cornici, il rosone, i capitelli e i raggi che circondano la nicchia sono stati puntualmente integrati mediante oro micaceo disciolto in gommalacca. La protezione superficiale dei finti marmi è stata ottenuta applicando cera liquida a pennello e, a
completa asciugatura, lucidata mediante un panno di lana. Come evidenziato precedentemente, la particolarità di questa cappella è l’altare, non in marmo
bensì in muratura intonacata e legno; risulta parzialmente mancante della parte anteriore. Anche l’altare si presentava ridipinto con smalto bianco. Le operazioni di pulitura, effettuate con mediante miscele di solventi binari addensati a Klucel (Acetone ed Alcool isopropilico) hanno consentito di riportare alla luce le decorazioni originali, realizzate a finto marmo. Nella parte superiore è visibile un finto marmo beige chiaro con venature grigie che ripropone la decorazione delle pareti della cappella e due lastre a finto marmo di colore rosso-bruno, decorate con festoni. Le volute laterali dell’altare sono impreziosite da inserti a finto marmo di colore verde e giallo-bruno. La parte inferiore e la parte centrale dell’altare presentano invece una stuccatura più recente, visibile anche nella zona sottostante la nicchia, probabilmente testimonianza di un tabernacolo oggi non più esistente. Si è quindi proceduto con la rimozione delle stuccature relative ad interventi precedenti e non più
idonee; questa operazione ha consentito di portare alla luce la trave lignea centrale che si è deciso di lasciare a vista. I chiodi presenti sulla trave sono stati preventivamente puliti meccanicamente per rimuovere tracce di ossidazione presenti e poi protetti con resina acrilica (Incral 44). Sulla trave lignea è stato eseguito il consolidamento con Paraloid B72 – resina acrilica specifica per il trattamento del legno – disciolto in Acetone e applicato a pennello per imbibizione, in percentuali gradualmente maggiori (2-6%). Sono quindi state eseguite le stuccature e le ricostruzioni in malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra, precedute da rinzaffo nelle aree in cui lo spessore da integrare era maggiore. La fase conclusiva dell’intervento è consistita nell’integrazione cromatica mediante velature a base
di silicato di potassio e colori a vernice Gambli.
4° CAPPELLA SINISTRA – CAPPELLA DELLA MADONNA DEL ROSARIO
La quarta cappella sulla sinistra, dedicata alla Madonna del Rosario, era caratterizzata dalla presenza di smalti di colore bianco, grigio-azzurro e rosa ad imitazione del finto marmo - frutto di interventi di ridipinture delle cappelle nel corso degli anni. Anche in questo caso i saggi stratigrafici effettuati mediante pulitura con mediante miscele di solventi binari addensati a Klucel (Acetone ed Alcool isopropilico) hanno permesso di portare alla luce le decorazioni originali della cappella e di valutare l’entità dei fenomeni di degrado presenti. La cappella presenta una decorazione molto simile alla prima, tranne che per alcune variazioni. Differenze si osservano nella decorazione a finto marmo delle lesene e del timpano, di colore bruno con venature verdi e bianche e nella lastra a finto marmo verde del fregio, impreziosita da un festone dorato a motivo vegetale. Il frontone è più riccamente decorato, presenta una modanatura a ovoli e dardi dorati e mensole con foglie di acanto. Infine la decorazione del dossale, che circonda la nicchia di forma trilobata, presenta nella parte superiore un finto marmo di colore giallo e verde, mentre nella parte inferiore un motivo geometrico degli stessi colori. Come per la cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù, dopo le prime operazioni di pulitura e rimozione degli smalti, alcune aree - e in particolare i dipinti nelle specchiature delle pareti laterali - si presentavano ricoperti dallo stucco bianco (probabilmente cementite). Mediante miscele di solventi è stato possibile raggiungere un discreto livello di pulitura, facendo emergere tracce della decorazione originale a finto marmo. La pulitura delle cornici e modanature che presentavano ridipinture a porporina è stata eseguita con tamponcini di cotone e Acetone. In fase di pulitura sono state individuate piccole aree in cui gli strati preparatori apparivano distaccati tra loro o dal supporto. La riadesione di tali strati preparatori è stata effettuata mediante iniezioni di malta idraulica naturale a basso peso specifico (Ledan MTX-L) sfruttando, ove possibile, fessure preesistenti. Si è quindi passati alle operazioni di stuccatura delle lacune, effettuate in malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra, e all’integrazione delle cornici e delle dorature con stucco a base di gesso e colla animale. La fase conclusiva dell’intervento di restauro è consistita nell’integrazione cromatica e delle dorature, per permettere una migliore lettura estetica dei dipinti. I fondi e le campiture uniformi sono stati integrati mediante velature a base di silicato di potassio, mentre per i finti marmi sono stati impiegati colori a vernice Gamblin. Le cornici, le modanature della volta, il rosone e i capitelli sono stati puntualmente integrati mediante oro micaceo disciolto in gommalacca. La protezione superficiale dei finti marmi è stata ottenuta applicando cera liquida a pennello e, a completa asciugatura, lucidata mediante un panno di lana. L’altare marmoreo si presenta stilisticamente simile all’altare della prima cappella, dedicata al Sacro Cuore di Gesù: è realizzato in marmo grigio e lastre ad intarsio semplici e geometriche di colore giallo-arancio e verde e volute laterali. Nella parte centrale dell’altare è presente in questo caso una decorazione ad intarsio, raffigurante la croce con quattro raggi. Nella parte superiore è presente un tabernacolo non pertinente alla struttura dell’altare, ma solo addossato, decorato da una lastra di marmo rosso e porticina in oro decorata a sbalzo. L’altare si presentava in buone condizioni di conservazione. Era presente uno strato di deposito superficiale poco compatto e adeso, con gocciolature localizzate
di cera probabilmente causate dall’impiego di candele. Per la rimozione dei depositi dalle superfici dell’altare marmoreo è stato necessario eseguire una pulitura mediante tensioattivo (New Des 50 al 3% in acqua demineralizzata) e spazzolini, con l’ausilio di spugne, mentre le gocce di cera sono state rimosse meccanicamente mediante l’ausilio di bisturi a lama mobile.
1° CAPPELLA DESTRA – CAPPELLA DI SAN NICOLA
La prima cappella sulla destra, dedicata a San Nicola, era caratterizzata dalla presenza di smalti di colore bianco, grigio-azzurro e rosa ad imitazione del finto marmo, come le precedenti. Anche in questo caso i saggi stratigrafici effettuati mediante pulitura con miscele di solventi binari (alcol isopropilico e Acetone)n addensati con Klucel G hanno permesso di portare alla luce le decorazioni originali della cappella e di valutare e l’entità dei fenomeni di degrado presenti.
La cappella presenta una decorazione molto simile alla cappella del Sacro Cuore di Gesù. Le uniche differenze si osservano nelle maggiori dimensioni della nicchia che ospita la statua di San Nicola e nella lastra a finto marmo verde del fregio che presenta l’iscrizione con la preghiera al Santo:
“SANCTE PATER NICOLAE ORA PRO NOBIS”. Come per le cappelle precedenti, dopo le prime operazioni di pulitura e rimozione degli smalti, alcune aree - e in particolare i dipinti nelle specchiature delle pareti laterali - si presentavano ricoperti dallo stucco bianco (probabilmente cementite). Mediante miscele di solventi è stato
possibile raggiungere un discreto livello di pulitura, facendo emergere tracce della decorazione originale a finto marmo. La pulitura delle cornici e modanature che presentavano ridipinture a porporina è stata eseguita con tamponcini di cotone e acetone. In fase di pulitura sono state individuate piccole aree in cui gli strati preparatori apparivano distaccati tra loro o dal supporto. La riadesione di tali strati preparatori è stata effettuata mediante iniezioni di malta idraulica naturale a basso peso specifico (Ledan MTX-L) sfruttando, ove possibile, fessure preesistenti. Porzioni di intonaco nella parte basamentale, dove era già presente un
rifacimento successivo, si presentavano invece parecchio compromesse a causa di vecchie infiltrazioni di umidità; l’intonaco ormai privo delle sue caratteristiche fisico-meccaniche è stato quindi rimosso e ripristinato con malte in calce. Si è quindi passati alle operazioni di stuccatura delle lacune, effettuate in malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra, precedute da rinzaffo nelle aree in cui lo spessore da integrare era maggiore; e all’integrazione delle cornici e delle dorature con stucco a base di gesso e colla animale. La fase conclusiva dell’intervento di restauro è consistita nell’integrazione cromatica e delle dorature, per permettere una migliore lettura estetica dei dipinti. I fondi e le campiture uniformi sono stati integrati mediante velature a base di silicato di potassio, mentre per i finti marmi sono stati impiegati colori a vernice Gamblin. Le cornici, le modanature della volta, il rosone e i capitelli sono stati puntualmente integrati mediante oro micaceo disciolto in gommalacca. La protezione superficiale dei finti marmi è stata ottenuta applicando cera liquida a pennello e, a completa asciugatura, lucidata mediante un panno di lana. L’altare marmoreo si presenta identico a quello della cappella del Sacro Cuore di Gesù. È realizzato in marmo grigio con venature bianche e grigie e lastre ad intarsio di colore rosso nella parte superiore e verde nella parte inferiore. Nella parte centrale dell’altare è presente una decorazione a rilievo, raffigurante un elemento floreale, incorniciato da una lastra ad intarsio di marmo giallo. Presenta anch’esso nella parte inferiore l’iscrizione in cui si legge il nome del committente e l’anno della realizzazione: “A DEVOZIONE DELL’ARCIPRETE ROCCO ROPPO 1911”. L’altare si presentava in buone condizioni di conservazione. Era presente uno strato di deposito superficiale poco compatto e adeso, con gocciolature localizzate di cera probabilmente causate dall’impiego di candele. Per la rimozione dei depositi dalle superfici dell’altare marmoreo è stato necessario eseguire una pulitura mediante tensioattivo (New Des 50 al 3% in acqua demineralizzata) e spazzolini, con l’ausilio di spugne, mentre le gocce di cera sono state rimosse meccanicamente mediante l’ausilio di bisturi a lama mobile.
2° CAPPELLA DESTRA – CAPPELLA DI SANTA LUCIA
La seconda cappella sulla destra, dedicata Santa Lucia era – come le precedenti – caratterizzata dalla presenza di smalti che ricoprivano interamente le pareti ad imitazione del finto marmo, di colore bianco, grigio-azzurro e rosa, frutto di interventi di ridipinture delle cappelle nel corso degli anni. I saggi stratigrafici effettuati mediante pulitura con miscele di solventi binari (alcol isopropilico e Acetone) addensati a Klucel G hanno permesso di portare alla luce le decorazioni originali della
cappella e di valutare e l’entità dei fenomeni di degrado presenti. La volta originale della cappella presenta campiture di colore giallo-beige decorate da cornici e
modanature a fiori e foglie di colore marrone e oro, e da un rosone centrale con foglie dorate alternate a foglie di colore marrone-bruno. La decorazione delle cornici continua sulle pareti laterali attraverso una serie di modanature che inquadrano specchiature e lastre a finto marmo verdi e rosse. La base della cappella presenta una boiserie a finto marmo verde continua con zoccolatura nera. Nella parete di fondo, in questa cappella di colore giallo-beige, vi è la porta laterale di accesso
alla chiesa, sulla quale si colloca la nicchia che ospita la statua di Santa Lucia, sormontata da tre putti dorati. La parte destra della cappella è occupata dal confessionale ligneo. Come per le cappelle precedenti, dopo le prime operazioni di pulitura e rimozione degli smalti, alcune aree della cappella - e in particolare i dipinti nelle specchiature delle pareti laterali - si presentavano ricoperti da uno stucco bianco (probabilmente cementite) la cui rimozione si è rivelata abbastanza difficoltosa. Saggi effettuati con miscele di solventi hanno consentito di raggiungere un discreto livello di pulitura, facendo emergere tracce della decorazione originale a finto marmo.
La pulitura delle cornici e modanature che presentavano ridipinture a porporina è stata eseguita con tamponcini di cotone e Acetone. I putti che sormontavano la nicchia, realizzati in legno, sono stati distaccati dal supporto per permettere le operazioni di restauro anche dalla parte posteriore. Dopo una prima spolveratura con pennellesse a setole morbide è stato effettuato il trattamento antitarlo con soluzione a base di permetrina (tipo Peri-xil CTS) applicato ad iniezione nei fori di sfarfallamento. I manufatti sono stati sigillati con fogli di polietilene, attendendo circa 20 giorni per consentire l’effetto del prodotto antitarlo applicato. Successivamente è stato eseguito il consolidamento del legno dal retro, con Paraloid B72 disciolto in Acetone e applicato a pennello per imbibizione, in percentuali gradualmente maggiori (2-9%). In fase di pulitura sono stati individuati distacchi degli strati preparatori tra loro o dal supporto; in particolare nella zona sovrastante la nicchia, dove tali distacchi erano stati provocati da fessurazioni passanti dell’intonaco. Le fessurazioni sono state sigillate con malta in calce per permettere il consolidamento di profondità degli strati preparatori, mediante iniezioni di Ledan MTX-L. Distacchi localizzati della pellicola pittorica sono stati consolidati mediante iniezioni di resina acrilica (Acril ME) diluita in soluzione acquosa al 10%. Porzioni di intonaco nella parte basamentale, come nella cappella precedente, si presentavano parecchio compromesse a causa di vecchie infiltrazioni di umidità; l’intonaco ormai privo delle sue caratteristiche fisico-meccaniche è stato quindi rimosso e ripristinato con malte in calce. Si è quindi passati alle operazioni di stuccatura delle lacune e delle ricostruzioni, effettuate in malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra, precedute da rinzaffo nelle aree in cui lo spessore da integrare era maggiore; e all’integrazione delle cornici e delle dorature con stucco a base di gesso e colla animale. La fase conclusiva dell’intervento di restauro è consistita nell’integrazione cromatica e delle dorature, per permettere una migliore lettura estetica dei dipinti. I fondi e le campiture uniformi sono stati integrati mediante velature a base di silicato di potassio, mentre per i finti marmi sono stati impiegati colori a vernice Gamblin. Le cornici, le modanature della volta, il rosone e i capitelli sono stati puntualmente integrati mediante oro micaceo disciolto in gommalacca. La protezione superficiale dei finti marmi è stata ottenuta applicando cera liquida a pennello e, a completa asciugatura, lucidata mediante un panno di lana. In seguito ai lavori di realizzazione dell’impianto radiante con riscaldamento sottopavimento eseguiti nell’edificio, si è resa necessaria l’installazione di una cassetta di copertura dei collettori in corrispondenza della boiserie sul lato sinistro della cappella. I profili laterali della cassetta sono stati incassati da lastre in marmo bianco, simili a quelle impiegate per la realizzazione dei gradini di accesso alle cappelle. Pertanto si è deciso di riproporre l’immagine del marmo bianco con venature grigie anche sullo sportello della cassetta, impiegando smalti all’acqua.
3° CAPPELLA DESTRA – CAPPELLA DELLA MADONNA DELLA PIETA’
La terza cappella sulla destra, dedicata alla Madonna della Pietà, era caratterizzata dalla presenza di smalti di colore bianco, grigio-azzurro e rosa ad imitazione del finto marmo, come le precedenti. Anche in questo caso i saggi stratigrafici effettuati mediante miscele di solventi binari (alcol isopropilico e acedone) addensati a Klucel G hanno permesso di portare alla luce le decorazioni originali della cappella e di valutare e l’entità dei fenomeni di degrado presenti. La cappella presenta alcune differenze nella decorazione originale rispetto alle cappelle descritte precedentemente. La volta presenta campiture di colore beige decorate da cornici modanate di colore marrone e oro e da un rosone centrale con foglie dorate alternate a foglie di colore marrone-bruno. Al centro della volta vi sono due specchiature di forma rettangolare nelle quali sono raffigurate stelle scure su fondo beige e modanature dalle forme circolari, costituite da elementi vegetali di colore marrone e oro e nastri dorati che circondano una stella ad otto punte. La decorazione delle cornici continua sulle pareti laterali attraverso una serie di modanature che inquadrano specchiature e lastre a finto marmo verdi e rosse. La base della cappella presenta una boiserie a finto marmo verde continua con zoccolatura nera. La parete frontale della cappella presenta un fondo azzurro-verde, incorniciato da una fascia dello stesso colore beige della volta, nel quale si colloca l’altare in marmi policromi. La nicchia che ospita la statua della Madonna della Pietà, protettrice del paese, è inserita all’interno del dossale, realizzato da due semicolonne ioniche in finto marmo rosso su cui poggiano la trabeazione, decorata con modanature beige e oro e lastre in finto marmo verde, frontone e timpano in finto marmo rosso con rosa dorata inscritta. La lastra a finto marmo verde del fregio presenta anche in questo altare un’iscrizione, in questo caso la dizione: “ALTARE PRIVILEGIATO”, concessione della Santa Sede in favore di alcuni altari, in virtù della quale si poteva lucrare l’indulgenza plenaria celebrandovi la Messa per un defunto. Come per le cappelle precedenti, dopo le prime operazioni di pulitura e rimozione degli smalti, alcune aree - e in particolare i dipinti nelle specchiature delle pareti laterali - si presentavano ricoperti dallo stucco bianco (probabilmente cementite). Mediante miscele di solventi è stato possibile raggiungere un discreto livello di pulitura, facendo emergere tracce della decorazione originale a finto marmo. Le colonne presentavano due edizioni di ridipinture: con la rimozione dello smalto rosso è stata individuata prima una decorazione a finto marmo beige e venature rosse più recente, e poi la decorazione originale a finto marmo rosso simile a quella presente nel timpano, che si è deciso di portare alla luce.
La pulitura delle cornici e modanature che presentavano ridipinture a porporina è stata eseguita con tamponcini di cotone e Acetone. Con la rimozione dello smalto azzurro all’interno della nicchia, è stata riscontrata la presenza di attacco biologico; pertanto è stato ritenuto necessario effettuare subito il trattamento biocida. È stato applicato Biotin T al 3% in acqua demineralizzata, a pennello sulle aree interessate da attacco biologico, lasciato agire per 72 ore e spazzolato. In fase di pulitura sono state individuate piccole aree in cui gli strati preparatori apparivano distaccati tra loro o dal supporto. La riadesione di tali strati preparatori è stata effettuata mediante iniezioni di Ledan MTX-L sfruttando, ove possibile, fessure preesistenti. Si è quindi passati alle operazioni di stuccatura delle lacune, effettuate in malta in calce idraulica
Lafarge e polvere di pietra, precedute da rinzaffo nelle aree in cui lo spessore da integrare era maggiore; e all’integrazione delle cornici e delle dorature con stucco a base di gesso e colla animale. La fase conclusiva dell’intervento di restauro è consistita nell’integrazione cromatica e delle dorature, per permettere una migliore lettura estetica dei dipinti. I fondi e le campiture uniformi sono stati integrati mediante velature a base di silicato di potassio, mentre per i finti marmi, le stelle e l’iscrizione sono stati impiegati colori a vernice Gamblin. Le cornici, le modanature della volta, il rosone e i capitelli sono stati puntualmente integrati mediante oro micaceo disciolto in gommalacca. La protezione superficiale dei finti marmi è stata ottenuta applicando cera liquida a pennello e, a completa asciugatura, lucidata mediante un panno di lana. L’altare marmoreo si presenta simile a quello della cappella della Madonna del Rosario; è realizzato in marmo grigio e lastre ad intarsio geometriche di colore giallo, rosso e verde, in questo caso dagli spigoli tondi. Sui lati la decorazione è completata da volute. Nella parte inferiore dell’altare è presente una decorazione ad intarsio con lastre realizzate in un litotipo dal fondo chiaro con clasti rossi e grigi, entro cui è inserita una croce a rilievo. Nella parte superiore è presente il tabernacolo, decorato da lastre di marmo rosso, giallo e verde e porticina in oro decorata a sbalzo. L’altare si presentava in buone condizioni di conservazione. Era presente uno strato di deposito superficiale poco compatto e adeso, con gocciolature localizzate di cera probabilmente causate dall’impiego di candele. Per la rimozione dei depositi dalle superfici dell’altare marmoreo è stato necessario eseguire una pulitura mediante tensioattivo (New Des 50 al 3% in acqua demineralizzata) e spazzolini, con l’ausilio di spugne, mentre le gocce di cera sono state rimosse meccanicamente mediante l’ausilio di bisturi a lama mobile.
4° CAPPELLA DESTRA – CAPPELLA DI SAN TRIFONE
La quarta cappella sulla destra è dedicata a San Trifone, compatrono della città di Adelfia, e presenta una decorazione più elaborata rispetto alle cappelle descritte precedentemente. Anche in questo caso erano presenti smalti di colore bianco, grigio-azzurro e rosa ad imitazione del finto marmo; i saggi stratigrafici effettuati mediante pulitura con miscele di solventi binari (Acetole ed Alcol isopropilico) addensati a Klucel G hanno permesso di evidenziare la presenza di 2-4 livelli
stratigrafici a seconda degli elementi decorativi indagati e di valutare l’entità dei fenomeni di degrado presenti. La volta presentava fino a 4 livelli di ridipinture nelle specchiature centrali; la decorazione originale si compone di campiture di colore viola nella specchiatura centrale e nelle fasce intermedie e campiture di colore grigio-verde nella fascia più esterna. Gli stessi colori sono ripresi nell’arcata esterna della cappella, decorata da elementi vegetali e tre angeli dorati. La volta è impreziosita da
cornici dorate, dal rosone centrale con foglie dorate alternate a foglie di colore marrone-bruno e modanature a fiori e foglie di colore marrone e oro al centro delle specchiature. Le dorature di questa cappella appaiono più pregiate, sono infatti state realizzate con foglia d’oro su bolo rosso. Le pareti laterali della cappella sono decorate da fasce a finto marmo beige chiaro con venature grigie alternate a modanature dorate e ad una modanatura ad ovoli e dardi, che riprende la decorazione del timpano. Troviamo quindi due fasce a finto marmo verde e specchiature a finto marmo rosso, sulle quali erano collocate due tele dipinte raffiguranti episodi agiografici del martirio e della gloria di San Trifone. La base della cappella presenta una boiserie a finto marmo verde con zoccolatura nera. La parete frontale della cappella mostra una decorazione a finto marmo gialla con venature rosse, incorniciata da una fascia dello stesso colore beige della volta. Al centro della parete si colloca la
nicchia che ospita la statua di San Trifone; la porta della nicchia è decorata da foglie dorate, mentre il telaio è realizzato in foglia argento dipinta di colore verde, con modanature dorate. La nicchia si inserisce all’interno del dossale incorniciato da lesene in finto marmo verde, sormontate da capitelli corinzi dorati. I saggi stratigrafici nel dossale hanno mostrato la presenza di quattro livelli di ridipinture del finto marmo: al di sotto dello smalto rosa è presente un primo livello a finto marmo
rosso, poi un secondo livello di colore giallo-bruno, e quindi il livello originale con decorazione a finto marmo grigio-azzurro. Anche il frontone è più riccamente decorato, presenta fasce a finto marmo beige chiaro con venature grigie, una modanatura a ovoli e dardi dorati e mensole con foglie di acanto realizzati in foglia argento meccata alternata a foglia oro. La lastra a finto marmo verde del fregio è impreziosita da un festone a motivo vegetale in foglia argento meccata. Il timpano mostra una successione di livelli di ridipinture simile al dossale, mancante solo del secondo livello di colore giallo-bruno. Come per le cappelle precedenti, dopo le prime operazioni di pulitura e rimozione degli smalti, alcune aree - e in particolare i dipinti nelle specchiature delle pareti laterali - si presentavano ricoperti dallo stucco bianco (probabilmente cementite). Mediante miscele di solventi è stato possibile raggiungere un discreto livello di pulitura. Le cornici e modanature che presentavano ridipinture a porporina sono state trattate con tamponcini di cotone e Acetone. In fase di pulitura sono state individuate piccole aree in cui gli strati preparatori apparivano distaccati tra loro o dal supporto. La riadesione di tali strati preparatori è stata effettuata mediante iniezioni di Ledan MTX-L sfruttando, ove possibile, fessure preesistenti. Distacchi localizzati della pellicola pittorica sono stati consolidati mediante iniezioni di resina acrilica (Acril ME) diluita in soluzione acquosa al 10%, mentre le dorature sono state consolidate con colla animale. Stuccature da interventi precedenti e non più idonee sono state rimosse. Si è quindi passati alle
operazioni di stuccatura delle lacune, effettuate in malta in calce idraulica Lafarge e polvere di pietra, e all’integrazione delle cornici e delle dorature con stucco a base di gesso e colla animale. La fase conclusiva dell’intervento di restauro è consistita nell’integrazione cromatica e delle dorature, per permettere una migliore lettura estetica dei dipinti. I fondi e le campiture uniformi sono stati integrati mediante velature a base di silicato di potassio, mentre per i finti marmi sono stati impiegati colori a vernice Gamblin. Le cornici, le modanature della volta, il rosone e i capitelli sono stati puntualmente integrati mediante oro micaceo disciolto in gommalacca. La protezione superficiale dei finti marmi è stata ottenuta applicando cera liquida a pennello e, a completa asciugatura, lucidata mediante un panno di lana. L’altare marmoreo presenta linee semplici; è realizzato in marmo bianco e lastre ad intarsio geometriche di colore rosso. Nella parte inferiore dell’altare è presente una decorazione incisa e dipinta raffigurante i simboli dell’eucaristia. L’altare è mancante del tabernacolo. Si presentava in buone condizioni di conservazione; era presente uno strato di deposito superficiale poco compatto e adeso, con gocciolature localizzate di cera probabilmente causate dall’impiego di candele. Per la rimozione dei depositi dalle superfici dell’altare marmoreo è stato necessario eseguire una pulitura mediante tensioattivo (New Des 50 al 3% in acqua demineralizzata) e spazzolini, con l’ausilio di spugne, mentre le gocce di cera sono state rimosse meccanicamente mediante l’ausilio di bisturia lama mobile.